
Eccomi tornata! E' da un po' che non scrivo, Ironblog a parte, ma stasera ho ripreso finalmente la mia attività cuciniera. Vi avevo promesso le avventure di Adina in cucina la domenica prima di Ironblog, no? eheh... Adina era an-sio-sa. Quando
Massimo ci ha mandato gli ingredienti, mi son guardata dentro e mi son detta: oh-oh, a me il mais non piace... oh-oh, a me il radicchio cotto non piace molto. Meno male c'era il provolone, ma uno su tre, solo uno su tre, la vedevo dura. Adina ha quindi avuto il panico da ingredienti. E di conseguenza, il blocco da foglio bianco, come a scuola. Ti impongono di fare un tema, la mente diventa piatta. E più pensi a cosa fare, e più non ti esce nulla di buono! Magari se avessi dovuto dare un consiglio a qualcun altro, anche sul medesimo tema, mi sarebbero venute mille idee! Ma quel dì, la nebbia totale. La testa frullava, mais, radicchio, formaggio, pannocchie, trevisana, veronese, provolone... Meno male la domenica in questione ero a casa sola, almeno questo. Potevo pasticciare tutto il giorno, senza render conto a nessuno. Lasciare casino, spargere farina, sgranare pannocchie, sperimentare. Avevo una scorta di radicchio, di mais (!!) e di provolone. Potevo inventarmi davvero di tutto.
Ho iniziato il sabato mattina a sfogliare tutti i ricettari in mio possesso, i siti internet, a scrivere mais in tutte le lingue su google, sperando nella magia della lampada di aladino, a guardare tutte le riviste di cucina inglesi, francesi, italiane (a cosa servono se non t'aiutano nel momento del bisogno?), ho invocato Donna Hay, che lei di picnic se ne intende, eccome! Nulla. Cioè, sì, qualcosa c'era, c'era molto anche, foto come sempre magnifiche, tortine perfette, pani dorati e croccanti, biscotti fatti col compasso... ma in me vedevo solo quel mais maledetto che non sapevo dove allocare! Mi immaginavo seduta sull'erba, con in mano una pannocchia! Avevo pensato alla zuppa di mais (meno male non l'ho fatta poi! :-)), ma poi mi si sovrapponeva l'immagine di me sul prato imbrattata di zuppa, avevo pensato a un paté, ma come l'avrei amalgamato il paté che avevo solo il mais?!? Pensavo e pensavo... in tutto ciò ho creato un pane. Iniziando il sabato prima, col poolish (bella scoperta in ogni caso!), pari quantità di farina e acqua e un pizzico di lievito fresco. La mattina il poolish era perfetto, pieno di bollicine che promettevano solo follie! Impasto, stendo, lascio riposare. Nel mentre mi passa la voglia del pane. Però continuo, ci ficco dentro il mais, sì, sempre lui, ristendo in modo da non vedere più quei granellini gialletti, tiro una sfoglia spessa che riempio con il radicchio cotto insieme allo scalogno, ci metto del provolone, ne faccio un salsicciotto, lo taglio a fette, le avvicino a mo' di rosa nella teglia, metto in forno. Cuoce. Non male, lievita pure bene! Ma viene brutto, brut-to. E come la presento a Ironblog questa ciofeca? Niente, serve inventarsi quelcos'altro. Lo assaggio, era pure insipido (ma questo non si sarebbe visto :-)).
Allora faccio i blinis. Proviamo su, c'è ancora il sole, mi devo sbrigare prima che venga buio. La foto è discreta anche se, a ben guardare, non è proprio bellissima. La faccio da tutti i lati, vorrei rendere l'idea del picnic. Mah... sempre peggio. Alla fine butto tutto, non ne posso più di questi ingredienti. Davanti a me solo il buio, fisico, di una domenica pomeriggio assolata che, ahimè, sta per finire e io non avrò per martedì la mia foto discreta...
La sera mi viene un altro lampo del mio genio che è meglio stia a riposo talvolta. Faccio i tacos! Frullo il mais con la farina, finché diventa una pappetta, e ci metto pian piano gli altri ingredienti. Così il mais scompare! E così, via coi tacos. Erano fantastici, la ricetta ve la darò sicuramente, solo che poi, la provola e il radicchio, come ce li infilavo nella ricetta? Così, nudi e crudi... e che ricetta è? Con tutto questo andirivieni di pensieri arrivo a martedì. Ironblog mi ha stesa. :-) Mando i blinis, e non se ne parli più. Ormai la tensione è scesa. Ho deciso, e non torno indietro. Talmente deciso che non mi pongo nemmeno tanto il problema di come scrivere la ricetta in maniera ineccepibile. Già. Io che a scuola in italiano il blocco del foglio bianco non l'avevo mai, io che in italiano andavo pure bene. Ogni settore ha il suo linguaggio. Quindi... dell'importanza assoluta di un uso appropriato di un linguaggio appropriato. Dell'importanza di avere davanti un cuoco, che avrebbe giudicato innanzitutto il procedimento dato, solo, da come io l'avrei descritto. Dell'importanza della giusta sequenza di ingredienti. Farina frullata col mais, uova, e il latte a filo. Perché è così che ho fatto. Ma non l'ho scritto. Io, che penso sempre che serve essere precisi, non lo sono stata. Ironblog ha dato una lezione. Ricordiamocelo tutte le volte che scriviamo una ricetta. Non sottovalutiamo mai nulla, in cucina, ogni piccolo passo ha la sua dovuta importanza.