giovedì 28 giugno 2007

vita sociale (parte 1)


Attraverso Wine Night, un blog che organizza eventi su Milano e oltre, con Elisa, siamo giunte a conoscere e a frequentare due corsi di cucina, della durata di una sera. Ho scritto conoscere in primis, in quanto oltre alla partecipazione ai due eventi, ci siamo imbattute nella piacevolissima persona che organizza i corsi di cucina, trovandola, per quanto mi riguarda (ma sono certa di interpretare anche il pensiero di Elisa), assolutamente nuova e motivata, ricca di idee e pronta a condividerle: Katia Pepe, director dell'Italian Food Academy. E con lei le chiacchiere, le serate, i pensieri, sono diventati chiacchiere di cibo, di donne, di vita.

Un passo indietro. Il primo approccio con i corsi di cucina organizzati da Wine Night è stato il corso di Finger Food, un paio di settimane fa. La location, un posto interessantissimo, è la sede dell'Italian Food Academy, all'interno dello spazio polifunzionale 10Watt, a Milano. Un loft modernissimo, in una vecchia fabbrica, ridisegnato e ideato da Renato Marcialis, una firma della fotografia food tra le più conosciute. Dall'ingresso arioso e tropicale, fu la vecchia sede dell'Istituto Luce. Aura reazionaria!

Insomma, le premesse per una bella serata c'erano tutte! ...ma forse eravamo in tanti, in troppi, 20 persone, e il menu da preparare lunghissimo, 10 piatti... e così, quello che doveva essere un corso di cucina si è trasformato in una serata fra amici sconosciuti, in una cucina spaziosa, dove tutti facevano qualcosa scanzonatamente, sotto le direttive dei due giovanissimi cuochi. Ci siamo divertite tanto, a fare le tortillas, a impastare dei paninetti di patate e finocchietto (era finocchietto?), a scoprire la vera carne di canguro, a spiluccare qua e là, tra avocadi, platani fritti e gamberi con salsa al latte di cocco! Ecco, una festa, che si è prolungata ben oltre la mezzanotte, tra curiosità e assaggi.

Qualche giorno dopo, nuova newsletter di Wine Night, nuovo evento. Pasta fresca. Scalo all'isola. Mi ha incuriosita, tanto. Il tono era diverso, questa volta, e l'aspettativa si è arricchita nuovamente. Quindi, abbiamo ritentato, sempre con la fedele Elisa. L'invito parlava di "superare la barriera che idealmente separa la cucina dalla sala di un ristorante, partecipando in prima persona alla preparazione di piatti di alta cucina ideati da uno chef di livello" all'interno del nuovissimo ristorante Revel, in via Thaon de Revel 3. Vuoi non farti tentare? E' tutto nuovo... è "all’interno di uno spazio multifunzionale nel quartiere Isola a Milano, si snoda intorno ad un cortile bianco protetto da un pergolato di vite e, oltre al ristorante, ci sono pure una galleria d'arte moderna e contemporanea e un teatro". Io che sono da sempre molto proiettata verso il rinnovamento, il miglioramento e l'arricchimento delle città, anche urbanistico, l'arte in ogni forma (o quasi), l'estetica, come potevo non farmi tentare? Mi sembrava un connubio perfetto.
E' stato magnifico! Meglio del Finger food, diciamo più didattico, e seriamente didattico. L'obiettivo del corso è stato raggiunto. Non mero divertimento, ma impegno con le mani in pasta!! Eravamo in sei, tre cuochi veri a seguire le tre coppie. Katia Pepe, occhio vigile. Abbiamo provato tutti a fare tutto. E abbiamo potuto fare le mille domande che ognuno ha nella mente. Cos'è quello, cos'è quell'altro. In una cucina vera di un vero ristorante. Molto bello, per di più. Minimale, sobrio e chic quanto basta. Il cuoco Alessandro Cogliati, giovanissimo nei suoi 24 anni, è stato impeccabile. Il pasticcere e l'aiuto cuoco gentilissimi e divertenti...a dare del lei a delle giovincelle come noi... :-) Abbiamo impastato la sfoglia (300 g di farina 00, 200 g di farina di semola, 5 uova), fatto i ravioli e il loro ripieno di ricotta e basilico, gli spaghetti con la chitarra, una chitarra vera!, gli gnocchi di patate. E poi abbiamo cenato, là, al Revel, in una nuvola bianca e soffusa, con chiacchiere rilassanti fino a dimenticare che la mezzanotte era ben passata e che nemmeno quella sciagurata di Cenerentola avrebbe recuperato più la sua scarpetta! Abbiamo cenato con quello che avevamo preparato noi, in mezzo agli altri clienti. Gnocchi freschi di patate con emulsione di burro di capra alla lavanda e spolverata di bottarga di muggine, spaghetti alla chitarra fatti in casa con pomodorino datterino arrostito alla menta e piccola brunoise di melanzane, tortelli al basilico ripieni di ricotta spadellati al profumo di acciuga e pistacchi al naturali. Sapori forti, intensi, come la serata vissuta. E poi via.. con la wilma viola, verso casa! Buonanotte, alla prossima!
Risotto menta e mandorle (prima foto)

riso selvatico, quello lungo rosso e bianco
brodo vegetale
scalogno
vino rosso
menta
mandorle
Fate un trito di scalogno e fatelo appassire in una noce di burro. Aggiungetevi il riso, tostatelo un attimo e sfumate con un bel bicchiere di vino rosso. Rabboccate il riso con il brodo, poco alla volta, man mano che il brodo si consuma, nuovo brodo. Nel frattempo tagliate la menta e tostate le mandorle. Quando il riso è cotto, mantecate con una noce di burro, la menta e le mandorle. Mi ha rapita, buonissimo!

martedì 26 giugno 2007

mousse di mango e cioccolato amaro


Esperimento mousse numero due dopo soli due post. Volevo provare, scusatemi. Che ne dite? Leggendo Tuki, ne sono derivati alcuni accorgimenti preziosi e ho preso spunto da lei per provare anch'io una mousse a strati. Ora, siccome sono parecchio critica verso me stessa, col senno del poi direi che 1) preferisco la mousse sana e pura, senza gelatina sopra. Questo è stato un esperimento, e l'assenza di gelatina è solo una mia preferenza. A chi piace, ben venga, dà colore e preserva la frutta da eventuali annerimenti. 2) che il mango è buono, ma fatto in mousse perde un po' di sapore. Sicuramente ci sarà un modo per trasformarlo in mousse facendo rimanere colore e sapore, ma il mio apprendistato è alle prime armi... Il risultato è stato comunque soddisfacente, sicuramente era più bellina dell'altra!

per 6 mousse

per il biscotto
10 biscotti tipo saiwa
1 cucchiaio raso di cacao amaro
30 g di burro

per la mousse di cioccolato
100 ml di panna fresca
50 g di cioccolato amaro (70% almeno)
50 ml di latte caldo
1 foglio di gelatina (2 grammi)
20 g di zucchero

per la mousse di mango
100 ml di panna fresca
130 gdi purea di mango (maturo)
30 ml di latte
1 foglio di gelatina
20 g di zucchero

per la gelée
2 fogli di gelatina
20 g di zucchero
50 ml di acqua
qualche fettina di mango
1 punta di té matcha

Preparate il biscotto tritando col mixer i biscotti, il cacao e mescolandovi il burro fuso. Foderate gli anelli da mousse con la carta forno o con il nastro acetato e fate il fondo con i biscotti, alto circa mezzo centimetro. Schiacciate bene i biscotti e mettete in frigo.
Nel frattempo preparate la mousse di cioccolato montando a neve non fermissima la panna. Fate sciogliere il cioccolato fondente a bagnomaria. Mettete la gelatina nell'acqua fredda, strizzatela e aggiungetela al latte bollito con lo zucchero, fino a scioglimento. Versate a filo il latte caldo nel cioccolato fuso, mescolando bene con la frusta, per evitare grumi. Lasciate raffreddare e poi incorporare alla panna. Versate questa mousse negli stampini e ponete in freezer.
Preparate ora la mousse di mango. Frullate finemente il mango con il latte e lo zucchero fino a farlo diventare una purea. Dovrete ottenere 130 g di purea. Fatela sobbollire un minuto e aggiungetevi il foglio di gelatina strizzata e precedentemente ammollata in acqua fredda. Fate raffreddare e, nel frattempo, semi-montate la panna. Incorporatela alla purea di mango. Versatela sopra la mousse di cioccolato che, nel frattempo, si è rappresa. Rimettete in freezer.
Per la gelatina: mettete l'acqua, lo zucchero, il mango tagliato a fettine e la punta di matcha a bollire. Strizzatevi la gelatina, precedentemente ammollata in acqua fredda. Estraete le fettine di mango con delicatezza, vi serviranno per la guarnitura. Fate un po' raffreddare.
Finite di comporre il dessert, sistemando le fettine di mango sopra la mousse e coprendo con la gelée. Riponete in freezer. Togliere circa un'ora prima di servire.

lunedì 25 giugno 2007

tortino di cipolle e fichi



Come vorrei partire col cestino del pic nic, una copertina, andare a buttarmi su un prato e godere della natura! Magari la prossima domenica, chissà... nel frattempo un'idea facile che nella mia mente fa molto Provenza.


per 6 tortini o una torta grande


pasta brisée come qua
160 g di caprino
1 uovo
1 cucchiaio di senape (con grani)
1 cipolla rossa
2 fichi
erba cipollina
1 noce di burro
sale e pepe
qualche filetto di mandorla o pinoli

Preparate la pasta brisée come qua e mettetela in frigo per mezz'ora. Stendetela poi in piccole tortiere monoporzione (o in una grande) e fatela dorare in forno caldo a 180° per 10 minuti. Nel frattempo amalgamate bene il caprino, il cucchiaio di senape, l'uovo e una punta di sale. Fate stufare lentamente in una noce di burro la cipolla rossa tagliata fine e mezzo bicchiere d'acqua, coprite fino a che la cipolla diventa lucida e trasparente. Tagliate i fichi a fettine sottili. Estraete dal forno le tortine, disponeteci un cucchiaio di crema di caprino, sistemate le cipolle e i fichi. Rimettete in forno per altri 10 minuti circa. Appena prima della fine cottura, colorate le tortine con qualche stelo di erba cipollina, le mandorle e un filo d'olio. Rimettete ancora 2 minuti in forno e servite calde con insalata verde.

mercoledì 20 giugno 2007

spaghetti neri di varazze

Ma la passione spesso conduce a soddisfare le proprie voglie... (Fabrizio De André)



Sabato a Varazze, in Liguria. La pennichella in spiaggia, un po' di abbronzatura, la passeggiata nel budello. Bello, bello! La desideravo tanto una giornata al mare, dopo l'abbondanza di umidità delle ultime settimane e il lavoro con le sue scadenze che avevo rincorso con affanno. Ero serena, rilassata e fa nulla se mi era uscita una bolla sul piede perché era la prima volta che infilavo le infradito, ero contenta. E si sa, quando uno sta bene, è facilitato a vedere il bicchiere mezzo pieno. E quindi, l'incontro con questo pastificio in una via che risaliva verso una piazza addobbata da case colorate, mi è sembrato superlativo. Il loco aveva il sapore di una volta, questo artigiano della pasta lasciava intravedere i suoi macchinari e una vetrinetta ne mostrava i risultati. Trofie a gogò, spaghetti verdi al basilico, gialli allo zafferano, neri al nero di seppia. E ravioli di borragine, di carne e verdure. Pesto verde fiammante da inscatolare nei tipici bicchierini di plastica. I sapori di tutta una regione così ricca di memorie. Mi son lasciata prendere. La trofie son sparite subito la sera, gli spaghetti neri invece, sono questi qui. Semplicemente fatti con un aglio in camicia su qualche cucchiaio d'olio, dei gamberoni saltati lì per lì, del limone grattugiato, il tutto bagnato con un paio di cucchiai di acqua della pasta. Ottimi!



Pastificio Fiorini
Via Malocello, 51
17019 Varazze
019/95490

martedì 19 giugno 2007

mousse di cioccolato bianco e lamponi



Fase uno: sperimentazione mousse. Voglio imparare a fare queste delicatezze, e questo è il primo esperimento. Dovrebbe avere una consistenza appena più compatta, secondo me, ma non è detto, e questa era comunque buona e spumosa. Accetto ogni tipo di suggerimento.

per sei mousse

per il pan di spagna
40 g di farina
40 g di fecola
75 g di zucchero
3 uova

per la mousse
200 g di panna fresca
40 grammi di zucchero
2 uova
4 g di colla di pesce (2 fogli)
100 g di cioccolato bianco
1 cucchiaio di latte

per la finitura
50 g di lamponi
20 g di zucchero
il succo di mezzo limone

Preparate la pasta base di pan di spagna lavorando in una ciotola i tuorli con lo zucchero fino a farli diventare chiari e spumosi. Incorporatevi dolcemente gli albumi montati a neve ben soda e poco per volta aggiungete al composto la farina e la fecola insieme setacciate. Mettete della carta forno in una teglia rettangolare e versatevi il composto all'altezza di un cm di altezza circa. Questo perché la pasta si gonfierà durante la cottura e a noi serve che non sia troppo alta.Un cm va bene, si gonfierà circa il doppio, ma la taglieremo a metà. Se avanzate del composto versatelo in un'altra teglia. Mettete in forno caldo per circa 30 minuti. Sfornate e lasciate raffreddare. Nel frattempo, rivestite con la carta forno (sarebbe meglio il nastro acetato da pasticceria ma facciamo che compriamo una cosa per volta...) l'interno di cerchi per mousse, tagliando le striscioline più alte di un paio di cm o più. Tagliate con i cerchi il pan di spagna. Se lo stesso è troppo alto, dividete ogni cerchio in due (tipo un panino). Mettete ogni cerchio dentro allo stampo da mousse.

Montate la panna e tenetela in frigo. Mettete a bagno in acqua fredda i fogli di colla di pesce. Fate sciogliere a bagnomaria il cioccolato bianco e, quando è fuso, aggiungetevi un cucchiaio di latte caldo mescolando bene per evitare grumi. Strizzate la colla di pesce e aggiungetela al cioccolato mescolando bene fino a completo assorbimento. Lavorate i tuorli con 40 grammi di zucchero. Montate a neve gli albumi e aggiungeteli ai tuorli. Da ultimo la panna e il cioccolato bianco. Deve risultare un composto omogeneo e liscio. Versatelo un poco per volta dentro agli stampini per mousse. Mettete in frigo.

Preparate il coulis di lamponi, frullandoli con lo zucchero e il limone. Se preferite, passatelo al setaccio. Versate un cucchiaio di coulis su ogni mousse e lasciate in frigo per qualche ora prima di gustare.

lunedì 18 giugno 2007

il pranzo della domenica: arrosto al latte




Premetto che non amo molto questo tipo di cibi, e che per questo li cucino mal volentieri. Nel senso, non mi dà vera soddisfazione agghindare un pezzo di carne. Però sono anche molto convinta che serva avere una dieta variegata e, laddove qualcosa non ci piace, cercare di allenare il nostro palato ad accettarla. Non voglio con questo sembrare stoica, ma il disgusto vero, prima di aver assaggiato, non è un buon approccio. Prendiamo le lumache. Per anni sono stata restia a mangiarle. Chiaro, fanno un po' impressione... però da lì a dire che non mi piacevano, quando mai le avevo provate, ce ne voleva. Risultato? Sono ottime, se cotte in certi modi. Per me almeno. In Alsazia, le ho mangiate nel loro sughetto di burro sfrigolante e prezzemolo, erano una favola! Idem per le acciughe, non mi piacevano, ora le mangio. Una cosa che ancora non riesco molto a mangiare sono i carciofi.. assaggiati svariate volte sì, ma mi piacciono solo alla giudia, fritti interi, perché, in fondo, sembrano patatine!
Poi a Cri gli arrostini piacciono, gli piacciono quei cibi che fanno molto domenica dalla nonna, avete presente?
E, altro poi, il blog deve contenere un po' di tutto. E così ieri mi sono applicata! Arrosto di vitello al latte.

un pezzo di vitello di circa 700 g
un litro di latte
una noce di burro
mezzo bicchiere di olio
un po' di farina bianca
una carota e un gambo di sedano
4 patate

In una casseruola ovale, riscaldate l'olio e una noce di burro, versatevi le carote e il sedano a pezzettini e fate un leggerissimo soffritto. Poi unite il vitello precedentemente infarinato. Fatelo rosolare bene su tutti i lati a fuoco alto. Salate e pepate, aggiungete le patate tagliate a tocchi abbastanza grandi e coprite con un litro di latte fresco intero (potete anche fare 3/4 di latte e 1/4 di panna). Fate cuocere a fuoco basso per circa un'ora e mezza, girando la carne di tanto in tanto. Quando la carne è cotta, toglietela dal fuoco, e fatela riposare per circa 10 minuti. Nel frattempo, fate restringere il latte, facendolo bollire a fuoco medio senza coperchio, mescolando di tanto in tanto per non farlo attaccare al fondo della casseruola. Tagliate la carne a fette sottili e servitela ricoperta con la sua salsa e le patate.

giovedì 14 giugno 2007

pollo e pesche



Ci sono giornate in cui tutto assume, per futili motivi, una sembianza più rilassata. Oggi è stato uno di quei giorni, uno di quei momenti che potrei paragonare alle ore immediatamente dopo un esame, dopo le fatiche, a quella piacevole sensazione di svuotamento fisico, di quella spossatezza che rende energia. E così, nonostante la stanchezza, cucinare dà serenità, sollievo, fantasia, ricordo. Questo è un classico della mia cucina, un abbinamento semplice, di ingredienti freschi, per l'estate, per gli amici, svelta...

un petto di pollo
4-5 foglie di alloro
il succo di mezzo limone
un cucchiaino di sale grosso
una pesca
un gambo di sedano bianco
sale nero
olio extravergine di oliva
basilico fresco o menta


Portate a bollore dell'acqua leggermente salata, acidulata col succo di mezzo limone e profumata con le foglie di alloro. Cuocetevi il petto di pollo intero per circa mezz'ora. Fate raffreddare e tagliate a fettine. A parte tagliate una pesca a fettine e il gambo del sedano a dadini. Fate un'emulsione con un po' di succo della pesca e l'olio. Sistemate il pollo sul piatto, intervallandolo con le fettine di pesca. Sopra metteteci il sedano, qualche grano di sale nero delle Hawai al carbone attivo, se lo trovate, e l'emulsione. Servite fresco con del basilico o della menta.

mercoledì 13 giugno 2007

in fondo, erano solo verdure, no?



E così il web si riempì di panini? Ho finito di lavorare alle 22.15, son venuta a casa, ancora dovevo cenare. Mi son giusta tolta le scarpe, e mi son messa a grigliare. Qualche fetta di melanzana, qualche zucchina, una carota, due pezzetti di peperone hanno iniziato a colorarsi un po' e la casa a inebriarsi di un profumino d'estate. Nel frattempo ho tagliato mezzo gambo di sedano bianco, e affettato due pomodori. Ho diviso in due un panino pieno di dune, ci ho sistemato dentro la verdura, e due cucchiaini di bagna cauda, precedentemente scaldata con un cucchiaino di panna e uno di olio di oliva. Fatte due fotine, e poi, cosa dovevo fare secondo voi? ...rischierò l'indigestione!!! Peperone e bagna cauda agliatissima alle 23.20 di sera... volete saperla tutta? Mi son bevuta persino mezzo (solo mezzo giuro) bicchiere di birra! Non sono proprio quella che si definisce una vera signorina... (ma dai, in fondo erano solo verdure, no?) In compenso, mi son rilassata così tanto!!
Tutto ciò per il concorso di Sigrid.

domenica 10 giugno 2007

supplì?



Fine settimana impegnativo, sempre in movimento, alzatacce, partenze e ritorni... non proprio di riposo. Cri, solo per un giorno, si è preparato quello che lui chiama il risotto alla monzese, con salsiccia e zafferano e, affamato com'è sempre, ha abbondato talmente con il riso che il giorno dopo ce n'era almeno per altre due persone, di più. Così mi sono improvvisata romana :-) con gli insegnamenti che la mia amica di Roma Simona mi dà sempre sui supplì, e ho tramutato in supplì il riso alla monzese.

per il risotto
250 g di riso
uno scalogno
mezzo bicchiere di vino bianco
zafferano
mezza salsiccia
40 g di burro
50 g di parmigiano

per la finitura
pan grattato
3 uova
1 cucchiaio di concentrato di pomodoro
1 mozzarella a dadini olio per friggere

Preparate un risotto: tritate la cipolla e fatela appassire in una cucchiaiata d'olio. Unite la salsiccia e il riso, tostatelo a fuoco vivace poi spruzzatelo con mezzo bicchiere di vino bianco. Appena questo sarà evaporato, proseguite la cottura aggiungendo, poco alla volta, tutto il brodo caldo, dove avrete fatto sciogliere una bustina di zafferano. Infine, mantecate il risotto con 50 g di parmigiano. Fatelo raffreddare su un piatto, o va benissimo anche il giorno dopo, appunto. Mescolate al riso freddo due tuorli, il concentrato di pomodoro e l'altro parmigiano. Formate con il risotto freddo delle palline grosse quanto una noce, o più, inserendo in ciascuna un pezzetto di mozzarella. Date ai supplì così preparati una forma rotonda e passateli prima nel pangrattato, poi nell'uovo sbattuto e infine nel pangrattato ancora. Friggeteli, pochi per volta, in abbondante olio e toglieteli appena saranno ben dorati. Passate a sgocciolare i supplì su un doppio foglio di carta da cucina, tenendoli in caldo.

mercoledì 6 giugno 2007

torta di zucchine e rosmarino


Non pensate alla semplicità di questa torta, l'idea era solo di provare il mio stampino rettangolare con fondo mobile. Ma pensate anche alla semplicità di questa torta salata alle zucchine (che in italiano fa un po' banale... com'è che i francesi nel chiamarla tarte aux courgettes ci mettono quel che di chic in più?) che rende molto, ed è svelta da preparare. Inoltre, la pasta brisée mi ha dato soddisfazione, era il giusto croccante.

per la pasta brisée
300 g di farina
120 g di burro
un cucchiaino di sale
acqua per legare

per il ripieno
2 zucchine grosse o 4 piccole
3 rametti di rosmarino
5-6 foglie di salvia
2 scalogni
2 uova
mezzo bicchiere di latte (o di panna)
olio, sale e pepe

Impastate gli ingredienti della pasta brisée con le mani (o in un mixer), tranne l'acqua, che aggiungerete poco per volta finché l'impasto avrà preso elasticità. Avvolgete nella pellicola e mettete in frigo mezz'oretta. Nel frattempo, rosolate lo scalogno tritato grossolanamente in un paio di cucchiai d'olio, con il rosmarino e la salvia spezzettati. Abbondate pure di rosmarino, se vi piace, trovo dia un buon profumo. Sale e pepe. Aggiungete infine le zucchine tagliate a rondelle fini e fate cuocere circa dieci minuti. Le zucchine devono restare croccanti. Imburrate uno stampino, infarinatelo, e stendeteci la pasta brisée, con cura. Versateci le zucchine a coprire l'intera teglia. A parte sbattete due uova con mezzo bicchiere di latte (se preferite di panna) e un pizzico di sale, e versatelo sulle zucchine in modo uniforme. Cuocete in forno a 180° per circa 30 minuti.

martedì 5 giugno 2007

qual è il tuo cibo perfetto?

Leggevo Bourdain, un classico ormai. Leggevo Il Cuoco perfetto, e lo rileggo a tratti, per gustare un po' di queste avventure in giro per il mondo di un cuoco che un giorno ha deciso di provare l'improvabile, di conoscere quello che nemmeno lui aveva mai visto, di mangiare cibi spaventosi, esotici, meravigliosi, alla ricerca del cibo perfetto.

Naturalmente sapevo che il cibo migliore del mondo, il cibo perfetto, molto di rado è il più sofisticato o il più costoso. Il contesto e il ricordo giocano un ruolo fondamentale nei pasti più eccelsi della nostra vita. Ammettiamolo: stai mangiando della semplice carne grigliata sul barbecue sotto una palma, avverti la sabbia fra le dita dei piedi, un samba in sottofondo e lo sciabordio delle onde che si spengono sulla spiaggia. Mentre una brezza leggera ti rinfresca la schiena, guardando dall'altra parte del tavolo, tra le bottiglie vuote di Red Stripes, cogli l'espressione sognante della tua compagna e ti rendi conto che in capo a mezz'ora farete l'amore fra le lenzuola candide e fresche dell'albergo. Quella coscia di pollo alla griglia acquisterà subito un sapore maledettamente migliore.

Così parlò Bourdain, e credo abbia ragione assoluta. Spontaneamente ho pensato a quale fosse stato il mio pasto perfetto, ed emotivamente due ricordi son balzati alla memoria. Stranamente appartengono entrambi a una vacanza tormentata ma importantissima nella mia vita, la Thailandia nel 2005: in uno eravamo 4 amici, trekking a Kanchanaburi, su una montagna di bambù, umidità senza pari, le liane intrecciate e lisce, il diluvio, la traversata del fiume aiutati da noi soli, e la sosta, finalmente, sotto un capanno. La natura intorno, la pace, la gioia, i piedi con le bolle stretti dallo scarponcino fradicio. A darci ristoro, solo uno spiedino di pollo caramellato e un bambù ripieno di riso pilaf. Ecco, il pasto perfetto in un contesto perfetto. L'altro? Qualche giorno dopo, dopo la tempesta, dopo il distacco. Ritrovare la pace, per breve tempo, in un'ambientazione da favola. isola di Ko Chang, un capanno per dormire con il bagno all'aria aperta, per 1 euro e cinquanta a notte. Grande barbecue sulla spiaggia per gli ospiti, il tavolo di legno bianco sulla sabbia, smussato dal mare, dal vento e dai monsoni, una candelina fioca, la semplicità assoluta: una fetta di barracuda per due, del riso bianco, una birra Singha. Era davvero tutto magnifico, in quel momento, anche la disperazione che avevo dentro. E poi abbiamo fatto l'amore.

E il tuo cibo perfetto, qual è stato?

domenica 3 giugno 2007

biscotti aglio ed erba cipollina


Domenica mattina, alle 8 occhi a palletta, tosse furibonda, non riesco più a riaddormentarmi. Tutti dormono ancora al paesello... almeno, mia mamma e Christian sono ancora nel mondo dei sogni. Decido di girarmi dall'altra parte e stare buona ancora un po', ma già sto pensando a come impiegare quelle formine nuove che ho preso da Medagliani venerdì. Vabbé, mi alzo, l'aria si è terribilmente riscaldata rispetto a sabato, mi scaldo del caffelatte e, nel mentre, nel canto degli uccellini, sfoglio un libro di ricette di mia mamma... questo è il risultato.

per circa 20 biscotti
100 g di farina
40 g di burro
1 cucchiaino di sale
1 uovo
un mazzetto di erba cipollina
1/2 spicchio d'aglio
due cucchiai di parmigiano grattugiato

Mescolate il burro fino a farlo diventare cremoso e aggiungervi l'erba cipollina e mezzo spicchio d'aglio tagliati fini. Procedete con la farina, l'uovo, il parmigiano e il sale. Con la pasta ottenuta fate una palla e lasciatela riposare in frigo per mezz'oretta. Nel frattempo accendete il forno a 180°. Estraete la pasta, appiattitela a circa mezzo centimetro col mattarello e ricavatene delle formine. Se volete spennellateli con il rosso d'uovo. Mettete in forno per circa 15 minuti.


venerdì 1 giugno 2007

risotto con asparagina e pasta di salame


L'asparagina si trova solo ad aprile e maggio e ultimamente l'avevo presa spesso. Mi piace molto il suo colore verde, il fatto che cuoce abbastanza rapidamente, che è sottile e rimane croccante. E si possono fare mille cose! Ieri ho improvvisato questo risotto.

ricetta per due
180 g di riso
150 g di asparagina
20 g di pasta di salame
2 scalogni
3 cucchiai di olio extravergine
sale e pepe
1 cucchiaio di parmigiano

Mondate l'asparagina, lavatela, tagliatene la parte di gambo più dura e affettatela, tenendo da parte le punte, che metterete a bollire in acqua salata. Scaldate l'olio in una pentola e fatevi appassire lo scalogno tritato. Aggiungetevi l'asparagina, la pasta di salame sgranata e cuocete per circa 10 minuti, rigirando. Versate il riso, fatelo tostare finché diventa lucido. Sfumate con il vino bianco. Mettete da parte le punte di asparagi e con l'acqua di cottura cuocete il riso. Se serve aggiungeteci qualche grano di sale grosso. Quando il riso è cotto, spegnete e mantecate con del parmigiano. Servite con le punte di asparagina sopra il riso.